Ormai sono in molti a chiedersi come sia il rapporto tra i giovani e la Cannabis Legale, proprio per questo noi di Harvin abbiamo pensato di dedicare un articolo del nostro blog a questo tema in modo da chiarire ogni dubbio. Le domande più frequenti sono: Come si rapportano i giovani al mondo della cannabis legale? Consumano più canapa i giovani o gli adulti? Gli acquirenti scelgono i prodotti con criterio o sono poco informati sulle proprietà del CBD? Come si approcciano alla vendita, prediligono l’acquisto in negozio, tramite siti web o distributori automatici? Ed infine, secondo alcuni genitori il CBD può avere dei rischi per la salute dei giovani: è vero?
Prima di rispondere a queste domande è bene fare alcune premesse sulla Cannabis legale, un prodotto che è stato legalizzato in Italia a partire dal 2016. Da allora nelle campagne italiane si è moltiplicata sempre di più la produzione di canapa che ha dato origine alla creazione di prodotti innovativi di vario genere: bioplastiche, mattoni isolanti, prodotti cosmetici, tisane, farina, pasta, oli ed estratti ma soprattutto infiorescenze. Tra i giovani vi è stato inizialmente un boom di vendite, dovuto all’apertura di molteplici growshop che hanno incuriosito i ragazzi, purtroppo non senza il pregiudizio che da sempre avvolge il tema della cannabis e che ha suscitato non poche polemiche da parte degli oppositori. Vi è da dire che effettivamente la maggior parte dei giovani acquistano infiorescenze tramite distributori automatici, punti vendita e siti internet specializzati al fine di fumarle per scopo ricreativo. Eppure, secondo la legge 242, che riguarda la destinazione d’uso d’alimenti e cosmetici, la cannabis legale può essere venduta solo in percentuale di THC inferiore allo 0,5% e per usi che non prevedono l’assunzione diretta della sostanza. Per farla breve, la cannabis light può essere venduta per collezionismo, usi tecnici e ornamentali, ma non potrebbe essere assunta a scopo ricreativo e non andrebbe fumata o ingerita.
Nonostante la legge disponga il divieto di assumere le infiorescenze di cannabis light tramite combustione, è proprio questo lo scopo principale per cui viene acquistata dai giovani. Fumare infiorescenze di cannabis legale è un’esperienza ben diversa dall’assunzione della cannabis con percentuale di THC più alto, ma in ogni caso permette un’esperienza non psicoattiva ma dagli effetti rilassanti.
Il timore dei genitori
Riguardo i giovani e la cannabis legale, molti genitori sono preoccupati dal fatto che i propri figli possano fare uso di CBD, proprio per questo ad aprile del 2018 il Consiglio Superiore della Sanità (Css) si è espresso negativamente sulle infiorescenze di cannabis light, sostenendo che, per quanto leggera, la canapa legale può avere una serie di controindicazioni. Purtroppo gli studi a nostra disposizione non sono a lungo termine, e di conseguenza ancora per alcuni anni non si può prevedere l’insorgenza di possibili effetti nocivi per la salute. È stato dimostrato che un’alta percentuale di THC può comportare dei rischi per i bambini e i ragazzi il cui sviluppo cerebrale è ancora in atto, ma ciò non è stato dimostrato per il CBD. Si tratta comunque di una possibilità molto remota se si considera che il CBD non ha alcun effetto psicoattivo e fin’ora sono state riscontrati esclusivamente benefici per la salute. La vasta gamma dei suoi effetti positivi sull’organismo è ampiamente documentata e le prove della sua efficacia sono dimostrate da chi ne fa uso, con risultati positivi ottenuti relativi al dolore cronico, ai disturbi dell’umore, disturbi neurodegenerativi e come anticonvulsivante nel trattamento dell’epilessia. Diversi studi hanno inoltre dimostrato un effetto ansiolitico del CBD, e gli effetti riportati sui disturbi del sonno sembrano positivi.
Nonostante ciò vi sono gruppi di genitori che combattono a gran voce il boom della cannabis legale, mentre altri pensano che la legge 242/2016 sia stata un’ottima idea innanzitutto per contrastare l’acquisto di sostante stupefacenti non controllate sul mercato nero. Spesso difatti i ragazzi fanno uso di cannabis ad alta percentuale di THC, e l’introduzione di un prodotto di questo tipo con il tempo può limitare anche questo fenomeno.
I dati
La prima indagine sul consumo del CBD nel nostro paese è stata condotta da MinervaTop, una società appartenente ad Elita srl con sede a Udine, composta da un team di matematici e statistici che effettuano ricerche di mercato, sondaggi politici e indagini di opinione.
Dai risultati emersi dall’indagine, circa due terzi degli italiani ha sentito parlare del Cannabidiolo (62%): l’argomento è quindi ampiamente presente nel dibattito politico. Si tratta di percentuali molto elevate, che testimoniano che il fenomeno legato al consumo del CBD è molto diffuso nel nostro paese.
Per quanto riguarda i giovani e la cannabis legale, questo studio ha dimostrato che i consumatori di CBD sono principalmente adulti, e che solo il 4% dei rispondenti che usano CBD frequentemente ha un’età compresa tra i 18 e i 24 anni, meno del 15% per i consumatori saltuari. Tra coloro che potrebbero consumarlo in futuro, la maggior parte sopra i 55 anni, e guarda al CBD come un supporto per affrontare i dolori della vecchiaia. È interessante sottolineare che tra chi non consuma ancora prodotti a base di CBD soltanto il 14% teme che siano illegali, mentre un 36% è frenato dal fatto che i prodotti a base di CBD non sono facilmente reperibili a causa del quadro legislativo poco chiaro. Infine un italiano su dieci afferma che non utilizza CBD a causa della mancanza di informazioni chiare legate ad una corretta somministrazione.
Grazie ad alcuni dati forniti da questa prima indagine, abbiamo la possibilità di delineare un profilo del cliente medio dei growshop: si tratta di persone con più di 30 anni che lo acquistano alla ricerca degli effetti benefici sulla salute, spesso per alleviare i dolori cronici, problemi legati all’ansia o al sonno e generalmente lo fanno tramite l’assunzione di oli al CBD o estratti piuttosto che infiorescenze. Gli estratti di CBD sono prodotti che hanno un prezzo notevole e di conseguenza non sono facilmente accessibile ai giovani.
L’indagine ci fornisce l’immagine di un paese molto informato sull’argomento CBD, dove gli italiani considerano i prodotti quali oli o estratti molto utili nella vita quotidiana per aiutare il benessere fisico e mentale. L’idea quindi di voler classificare il CBD come sostanza stupefacente, come era stato proposto nell’ottobre del 2020, fu poi fortunatamente sospeso in quanto in netto contrasto con l’opinione pubblica e con gli italiani che lo utilizzano per necessità fisica e mentale e non a scopo ricreativo.
Possiamo quindi affermare che chi ha temuto che la legalizzazione della canapa fosse un passo verso una più generale legalizzazione delle droghe leggere, con un timore per l’associazione tra i giovani e la cannabis legale, si sbagliava di grosso.
I consumatori principali sono ex fumatori di Cannabis psicoattiva che per varie ragioni hanno abbandonato l’utilizzo della sostanza e hanno iniziato a prediligere un prodotti simile ma con bassissime percentuali di THC. Questo non è vero per i giovani, che continuano a cercare il prodotto sul mercato nero per consumarlo con gli amici a scopo ricreativo, alla ricerca del classico sballo ottenuto dalla sostanza.
Il ruolo dei distributori automatici
Vi è da dire che effettivamente la maggior parte dei giovani acquistano infiorescenze tramite distributori automatici e siti web, a differenza degli adulti che prediligono i punti vendita fisici. Oltre al fatto che i giovani sono più predisposti a scegliere modalità di vendita all’avanguardia, l’acquisto tramite distributori automatici e siti web permette allo stesso tempo una maggiore privacy ed una maggiore accessibilità all’acquisto del prodotto in diverse fasce orarie e con facilità, sfuggendo all’occhio spesso indiscreto degli adulti. Inoltre, come abbiamo già evidenziato in un articolo precedente, il distributore automatico può avere una funzione sociale e promuovere l’educazione sia dei giovani che degli adulti sull’argomento Cannabidiolo. Ad esempio la serie Magic Touch Screen di Harvin è dotata uno schermo ad alta definizione che può dare tutte le informazioni sui prodotti, sul loro contenuto, sulla loro efficacia e i benefici derivati dal loro utilizzo, informando il consumatore prima dell’acquisto; i distributori automatici sono quindi uno strumento potente di comunicazione che Harvin offre ai propri clienti.
Generalmente chi acquista un distributore automatico preferisce non porlo vicino a scuole o luoghi sensibili dove vi sono minorenni, che in ogni caso non potrebbero acquistare la canapa legale così come il tabacco. A primo impatto i distributori automatici potrebbero sembrare una facilitazione che avvicina i giovani e la cannabis legale,in quanto permette loro di acquistare questi prodotti con più agio, ma in realtà non è così in quanto i distributori automatici di canapa funzionano proprio come quelli del tabacco: bisogna inserire un documento valido e chi è minorenne non può acquistare.
In conclusione, secondo queste riflessioni e statistiche possiamo affermare a gran voce che non esiste un reale problema giovanile legato alla cannabis light, ma piuttosto legato al prodotto illegale che non essendo controllato può creare dei seri problemi per la salute, e bisognerebbe preoccuparsi molto più di questo che del CBD.
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