Ecco Cosa tutti i Tabaccai Dovrebbero Sapere Sul Listino Tabacchi

17 Agosto 2017

Cosa si nasconde dietro il prezzo del tabacco e come è composto il Listino Tabacchi?

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Scopri perché il tabaccaio, NON DEVE SPAVENTARSI dell’aumento del prezzo delle sigarette

Quante volte all’aumento del listino prezzi tabacchi ti sei preoccupato che i tuoi clienti possano diminuire? Quante volte hai detto “ora molta gente smetterà” e ti sei chiesto se la tua tabaccheria subirà una forte ripercussione economica in termini negativi?

Invece non è così e potresti rimanere sorpreso da quello che leggerai …


Ogni tabaccaio sa che il prezzo del tabacco non è stabilito dal tabaccaio, o dalla domanda del mercato né come alcuni pensano dal governo, ma i prezzi dei tabacchi sono decisi dal produttore.

Ma quanto è il reale costo dei tabacchi? Quanto costa produrre un pacchetto di sigarette?

La prima cosa da sapere è che il costo del tabacco è molto basso, produrre un singolo pacchetto di sigarette costa al produttore tra 0,10 e 0,15 centesimi di euro.

A far lievitare il prezzo si sommano le famigerate IMPOSTE composte da:

  • ACCISA: varia in base alla categoria del prodotto ed è composta da una parte fissa e una parte variabile.

La parte fissa si calcola sul prezzo medio di tutti i pacchetti di sigarette in vendita, questo prezzo del tabacco medio è chiamato WAP (Weighted Average Prices). Dal 2015 il WAP in Italia è pari a 233 euro al chilo (4,66 € a pacchetto) .

La parte fissa dell’ACCISA è pari al 10% del WAP (quindi 0,46 € a pacchetto)

Stenterai a crederci ma l’accisa fissa in Italia è la più bassa d’Europa. Pensa che in Germania è pari a 0,53 € a pacchetto, in Francia 0,68 €, nel Regno Unito addirittura 0,88 € a pacchetto.

La parte variabile dell’accisa invece è decisa dal governo e oggi è pari al 53,64% del prezzo tabacchi  finale del pacchetto qualunque esso sia.

  • IVA: è pari al 22% del prezzo tabacchi al pubblico e incide quindi circa il 18% sul prezzo finale di vendita

 Sommando ACCISE ed IVA la parte imposte PESA il 76,5% dei prezzi del tabacco cioè su un pacchetto da 5,20 € ben 3,97 € euro sono TASSE !!!!

E il restante?

Il restante è diviso tra produttore e rivenditore cioè il tabaccaio.

Al tabaccaio spetta un aggio del 10% sul prezzo finale del pacchetto, motivo che dovrebbe spingere a cercare di vendere quei marchi che hanno un costo superiore.

Al produttore, cioè la multinazionale, rimane circa un 13,5% del prezzo finale [100% – 76,5% (imposte) – 10% (aggio)]. Siccome come abbiamo detto prima i costi di produzione sono molto esigui (si aggirano tra il 2% e il 3%) il margine di profitto per il produttore sul listino prezzi tabacchi è circa l’ 11% del prezzo al pubblico.

Il listino prezzi dei tabacchi al pubblico viene deciso dalle multinazionali produttrici che devono tenere ben a mente che un prezzo basso renderà più attraente quel tipo di sigaretta ma farà diminuire i margini di profitto. Viceversa l’aumento del prezzo delle sigarette porterà a più guadagni ma a un calo del numero delle vendite.


Ma torniamo a noi … Perché l’aumento del prezzo sigarette può essere positivo per il TABACCAIO?

 

Come abbiamo visto l’aumento del prezzo delle sigarette porta conseguentemente a un aumento del margine di guadagno del tabaccaio e questo dovrebbe rallegrarci eppure la percezione comune di molti  tabaccai è che dopo un aumento del prezzo del tabacco le vendite calino… è vero?

SI’! I TABACCAI HANNO RAGIONE!!! MA NON DEVI PREOCCUPARTI ANZI!!!

Ora ti spiego perché…

Qua ci viene in aiuto la statistica e le analisi di mercato. Ogni prodotto in commercio ha una domanda. In economia questa domanda può essere di tipo elastica se all’aumento del 1% del prezzo del prodotto la richiesta per quel prodotto aumenta o diminuisce di più del 1% oppure può essere di tipo rigida se l’aumento o il calo sono uguali o inferiori al 1%.

Ebbene la domanda di sigarette è una domanda di tipo rigida. Studi statistici hanno riportato che la domanda di tabacchi da parte dei fumatori, avendo essa le caratteristiche di una dipendenza fisica e/o psicologica, ha un valore di elasticità pari a  – 0,4 cioè per ogni aumento del 10% del prezzo del tabacco bisogna aspettarsi un calo dei consumi pari al 4%.

Facciamo un esempio pratico: nella mia tabaccheria ho 100 clienti che acquistano un pacchetto da 5,00 € … il mio aggio è pari 0,50 € x 100 = 500 euro.

Domani il prezzo dello stesso pacchetto aumenta e lo portano a 5,50 € (+10%).  Dei miei 100 clienti secondo i dati economici sopra riportati, sono 4 i fumatori che decidono di smettere.. mi rimangono 96 clienti .

Vendendo ai 96 clienti il mio pacchetto il mio aggio sarà di 0,55 € x 96 = 528 euro.

 28 euro in più !!!!  

Facciamo per assurdo che l’aumento sia del 50% in più (7,50 €  a pacchetto) e che quindi la mia clientela diminuisca di conseguenza del 20% (5 volte un calo del 4%). I miei clienti potenziali passeranno da 100 a 80.

Vendendo il nuovo pacchetto agli 80 clienti il mio aggio sarà di 0,75 €  x 80 = 600 euro !!!

 + 100 euro di aggio!!  

Questo avviene perché chi fuma continuerà a farlo e solo una piccola parte smette all’aumentare delle tariffe tabacchi.

Ma allora perché i pacchetti non costano tutti 100 euro????? Così anche con meno clienti guadagneremmo tutti di più….

La risposta non è così semplice. Diciamo che nella macroeconomia delle multinazionali del tabacco sono importanti fattori quali le quote di mercato, il numero di fumatori e potenziali tali, gli asset di produzione etc quindi fino ad oggi è stato meglio avere TANTI fumatori poco consapevoli da catturare con prezzi bassi (ricordi i pacchetti a 4,00 € ? Ecco quelli… ).

Nel futuro grazie anche allo sviluppo e alla regolamentazione di mercati alternativi quali le sigarette elettroniche i fumatori tenderanno sempre più a una scelta mirata e informata sul tipo di fumo da consumare e saranno disposti a spendere di più per la loro passione… o il loro vizio.

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